La premiata Anna Feller studia “chi va con chi” tra specie biologiche affini

Anna Feller vince il Premio Marie Heim-Vögtlin 2025.
© Sina Lou Ravasio / SNF

Il premio Marie Heim-Vögtlin 2025 viene assegnato alla biologa evoluzionista Anna Feller. Il Fondo nazionale svizzero (FNS) le conferisce il riconoscimento per la sua ricerca innovativa sulla speciazione e la diversità biologica.

Chi vuole capire come nasce e si conserva la biodiversità deve anche comprendere perché specie strettamente imparentate non si riproducono tra loro. Se ciò accadesse, il loro patrimonio genetico si mescolerebbe, portando alla scomparsa di alcune specie.

È proprio questo l’aspetto studiato dalla biologa evoluzionista Anna Feller. In un primo tempo si è occupata della vasta famiglia dei ciclidi africani, per poi dedicarsi ai fiori selvatici nordamericani del genere Phlox. Le sue ricerche si sono svolte nell'ambito di una borsa di studio Postdoc.Mobility del FNS presso l'Università di Harvard. Per questo lavoro, Anna Feller riceve il Premio Marie Heim-Vögtlin 2025, del valore di 25 000 franchi svizzeri. La cerimonia di premiazione si terrà il 25 novembre 2025 presso il Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).

Due approcci, un quadro più chiaro

Varie specie erbacee di Phlox crescono in praterie con aree di distribuzione in parte sovrapposte, vivendo quindi talvolta a stretto contatto tra loro. Tuttavia, rimangono specie chiaramente distinguibili. Feller ne ha studiato le ragioni, come ad esempio periodi di fioritura e impollinazione diversificati o differenze nella struttura degli organi riproduttivi. La studiosa si è concentrata su sette specie, che ha confrontato in tutte le possibili combinazioni di coppie, riuscendo a dimostrare, tra l’altro, che le diverse dimensioni dello stilo delle piante femminili possono costituire una barriera meccanica per impedire la riproduzione con Phlox strettamente imparentati. (*)

A rendere innovativo il lavoro di Feller è l’abbinamento di questi esperimenti di incrocio in serra con analisi genetiche di piante selvatiche di Phlox. La combinazione dei due approcci consente infatti di valutare criticamente un presupposto finora poco testato: le barriere misurate sperimentalmente forniscono davvero informazioni sicure sull’entità del flusso genico in natura?

Molta materia per ulteriori ricerche

Nell’ambito del suo studio, la ricercatrice ha trascorso settimane nelle praterie raccogliendo materiale vegetale sia per analisi genetiche in laboratorio sia per la coltivazione in serra. «È stato importante per avere un’impressione diretta degli habitat in cui vivono oggi queste specie», afferma Feller.

Dall'analisi dei risultati è emerso che i due approcci mostrano una buona corrispondenza: nelle coppie di specie con barriere forti misurate sperimentalmente, i segnali di flusso genetico sono generalmente scarsi o assenti. Ma vi sono anche delle eccezioni: «In alcune coppie di specie a confronto, nonostante le forti barriere, ho potuto constatare che lo scambio genetico esiste o è esistito», afferma Feller.

Si tratta di risultati soprendenti per i quali la ricercatrice non ha ancora trovato una spiegazione. Tuttavia, suggeriscono che la combinazione di entrambi i criteri è fondamentale per comprendere meglio l'isolamento riproduttivo, un aspetto che a sua volta aiuta a capire come nasce e si conserva la biodiversità.

Ricercatrice nonostante i propri dubbi

Anna Feller viene ora premiata per la sua ricerca d’eccellenza, a dimostrazione che anche un ingresso tardivo nel mondo scientifico può portare a una carriera di successo nella ricerca. Oggi quarantunenne, la studiosa ha iniziato a lavorare come insegnante di scuola elementare, un ruolo che, come lei stessa racconta, le piaceva. Tuttavia, il sogno d'infanzia di diventare biologa non l'ha mai abbandonata. Nonostante i dubbi sulla sua idoneità agli studi scientifici, si è iscritta all'Università di Berna. «Se ripenso ai miei anni scolastici, i ragazzi erano campioni di matematica. Probabilmente perché venivano incoraggiati più di noi ragazze», afferma. «Ma mi sono detta: cercherò di superare il primo anno. E se funziona, continuerò». È rimasta, e i risultati parlano da sé.

Cosa direbbe oggi agli studenti e alle studentesse? «Direi che il talento in matematica, chimica o biologia non dipende dal genere. Si può essere bravi in tutto ciò che ci appassiona». Rimane tuttavia il fatto che le cattedre di scienze naturali sono ancora prevalentemente occupate da uomini. Cosa l'ha aiutata nella sua carriera? «Ho costruito attivamente il mio ambiente e ho cercato mentori/e e modelli femminili che mi supportassero. Questo mi ha dato forza». Il suo appello alle altre donne: «Scegliete con cura il vostro team e create una rete di contatti: non è necessario percorrere la propria strada da sole».

Dopo il soggiorno alla Harvard University, Feller è tornata in Svizzera grazie a un sussidio di rientro del FNS. Oggi svolge attività di ricerca presso il Politecnico federale di Zurigo nel gruppo di Genetica vegetale ecologica e, come prossimo passo, vorrebbe concentrarsi sulle piante alpine.

Distinzione di eccellenza per le ricercatrici

Il FNS assegna ogni anno il Premio Marie Heim-Vögtlin (MHV) a una ricercatrice a inizio carriera che si è distinta per un lavoro di ricerca eccezionale. Le ricercatrici premiate fungono da modelli d’ispirazione. Grazie al sostegno del FNS, possono ottenere risultati di rilievo e compiere importanti passi avanti nella propria carriera. Dal 2020, il premio MHV rende onore a una ricercatrice già beneficiaria in passato degli strumenti di promozione Doc.CH, Postdoc.Mobility, Ambizione o PRIMA.

Marie Heim-Vögtlin, che ha dato il suo nome al premio, è stata la prima donna svizzera ad essere ammessa alla facoltà di medicina dell’Università di Zurigo nel 1868. Conclusi gli studi, Marie Heim-Vögtlin aprì uno studio di ginecologia e continuò ad esercitare la professione anche dopo la nascita dei due figli. È stata una vera e propria pioniera nella lotta per l’accesso delle donne agli studi superiori.